Stazioni Lunari a Castelfiorentino

la passione per il Consorzio Suonatori Indipendenti

Nonostante i miei 37 anni, non ho vissuto affatto moltissime fra le mie band preferite, perché quando molte di esse erano in auge, io non ero neanche nei pensieri dei miei genitori. Alcune band le ho vissute solo di rimbalzo visto che, quando iniziai ad ascoltare musica, molte di esse erano già sul viale del tramonto, altre addirittura le ho scoperte solo molti anni dopo. Ecco, fra queste figurano certamente i CSI, o meglio il Consorzio Suonatori Indipendenti, band tutta italiana, nata in seguito allo scioglimento dei CCCP, altro caposaldo storico della musica d’avanguardia anni ’80 nello Stivale.

Un bel giorno di circa dieci anni fa, ascoltando Radio Rock, storica emittente romana, passò un brano che mi fece letteralmente sobbalzare dal sedile della mia automobile, tanto fu potente il fulmine emozionale che attraversò la mia testa. Quel brano era A Tratti da “Kodemondo”, il primo album in studio del 1994 del Consorzio Suonatori Indipendenti, una potente scarica di suoni e vibrazioni così diverse da tutto ciò che circolava in Italia in quegli anni e non solo. Le parole e quella voce inconfondibile di Giovanni Lindo Ferretti, unite in una sorta di inno all’impotenza e al disincanto di una generazione che vedeva bruciare tanti sogni e speranze.

consorzio suonatori indipendenti
Stazioni Lunari
consorzio suonatori indipendenti

Un'occasione chiamata "Stazioni Lunari"

il concerto degli ex CSI

Il Consorzio Suonatori Indipendenti ad oggi è solo storia, dato che di fatto non esiste più dal 2004. Tutti i suoi membri continuano comunque a fare musica con progetti propri girando in lungo e in largo l’Italia. Fra loro figurano Franceso Magnelli e Ginevra Di Marco, tastierista e voce (accanto a Ferretti) di quella storica band. A loro, in particolare al maestro Magnelli, si deve il progetto chiamato Stazioni Lunari: uno spettacolo musicale che da qualche anno, periodicamente, propone l’alternarsi di vari musicisti, incrociando stili e generi anche diversi fra loro.

Ho visto in un’occasione Stazioni Lunari, il 25 Novembre 2017, al Teatro del Popolo di Castelfiorentino in provincia di Firenze. Quella volta c’erano praticamente tutti quelli del Consorzio Suonatori Indipendenti, eccetto Ferretti. Oltre ad Andrea Appino, Nada, Toni Servillo e Andrea Salvadori, erano presenti quella sera Giorgio Canali, Massimo Zamboni e Gianni Maroccolo oltre ovviamente a Ginevra Di Marco e Francesco Magnelli. Inutile dire che il repertorio della serata ha privilegiato la produzione dei CSI, dando l’occasione ai presenti, me compreso, di rivivere e godere direttamente dai suoi creatori di molte perle di quella band che attraversò l’orizzonte musicale italiano per circa un decennio lasciando un segno indelebile.

Per quella tappa di Stazioni Lunari il teatro era gremito di una  grande varietà di persone: dai bambini a persone molto più grandi, a dimostrazione che la buona musica, la qualità, la sostanza, se così possiamo dire, spesso prevaricano e accorciano le distanze generazionali.

Ex CSI a stazioni lunari
Ex CSI
Ginevra di Marco
Ginevra di Marco
Nada stazioni lunari
Nada

Il concerto

i brani proposti

Inizia il concerto, tutti salgono sul palco: per me che non li ho mai visti l’emozione è tanta. Ginevra Di Marco apre con la sua voce così forte e intensa. Intona la “Canzone arrabbiata” di Nino Rota del 1973. Un brivido mi attraversa la vita al primo verso, sembra fatta per me che sono abbastanza turbato per uno spiacevole fatto personale. L’esecuzione neanche a dirlo è impeccabile, magistrale. Sono tutti lì davanti ai nostri occhi; inizia così Stazioni Lunari, si aprono due ore di musica stupende.

Oltre a pezzi folk popolari come Malarazza, con la quale viene ricordata Margherita Hack, e alcune canzoni degli Zen Circus (Figlio di puttana, Andate tutti affanculo e L’anima non conta) vengono suonati molti pezzi targati Consorzio.

Del Mondo, Annarella, Forma e Sostanza con le chitarre di Zamboni e Canali che sprigionano quella scarica elettrificata tipica del loro sound, così diverso, sempre all’avanguardia, così disturbanti, inclini a rappresentare questa nostra epoca così grama e povera di valori. E poi Maroccolo, seduto lì, quasi in disparte, ma non meno fondamentale, a far vibrare il suo basso in esecuzioni sempre magistrali e maniacali.

Occidente, Depressione Caspica e poi Amandoti inframezzati da pezzi cantati da Zamboni e Canali. Il concerto conclude con Fuochi nella notte di San Giovanni: ennesimo pezzo storico a chiudere una serata e una tappa di Stazioni Lunari, per quanto mi riguarda, memorabile. Il maestro Magnelli ad un certo punto suona il piano in piedi incitando e dirigendo il pubblico estasiato, come un direttore d’orchestra. Alla fine un applauso scrosciante si libera da parte di una platea che non è mai stata così trasversale, da giovani a ultra sessantenni.

Ginevra di Marco stazioni lunari
Ginevra di Marco
Francesco Magnelli stazioni lunari
Francesco Magnelli
Massimo Zamboni
Massimo Zamboni

La fine del concerto

l'incontro con gli artisti

Il dopo Stazioni Lunari ci riserva altre sorprese. Uscendo dal teatro, ci dirigiamo al bar dello stesso per un amaro, per dare un’ultima sferzata a quelle emozioni che ancora ci accompagnano. Seduti sulle scale lì fuori, vediamo arrivare lui, un omone con la barba, vestito di nero, con la custodia del basso sulle spalle: è Gianni Maroccolo!

È lì, a due passi da noi, che entra nello stesso bar. “Non so se mi ricapiterà una cosa simile, o adesso o mai più!” penso tra me e me. Estraggo il mio album preferito del Consorzio Suonatori Indipendenti: “Linea Gotica“. Mi faccio avanti, un po’ impacciato. Gli faccio i complimenti e lui con una vocina così fine, che non mi aspettavo assolutamente, mi ringrazia e mi stringe la mano. È di poche parole, gli chiedo un autografo sul testo di Irata e lui compiaciuto accetta gentilmente. Poi esce e se ne va, con una semplicità e umiltà quasi disarmante.

“Chi c’è c’è!”

Esco anche io, frastornato e spaesato. Resto fuori tra la gente e a un certo punto si fa avanti Francesco Magnelli quasi per caso. Mi guarda sorridente e, ancora emozionato, gli stringo la mano e mi complimento, dicendogli che, insieme alla mia compagna, siamo venuti apposta da Viterbo per loro, perché ci hanno in qualche modo segnato la vita. Anche a lui chiedo un autografo, lui aggiunge una dedica “Chi c’è c’è”; poi prende il mio album, fa pochi passi e lo consegna a Ginevra Di Marco raccontandole la nostra storia e chiedendo anche a lei di mettere la sua firma là sopra. Io che mi complimento ancora, goffamente, e loro rimangono colpiti dal fatto che ci siamo fatti 200 km per vederli.

Una serata di tante e forti emozioni, conclusasi con una lezione di semplicità e umiltà di questi personaggi che tutto cercano fuorché la celebrità. Sono artisti che fanno musica perché la amano, sono artisti che hanno fatto della propria passione un lavoro, senza unificarsi alla massa; la musica del Consorzio Suonatori Indipendenti è pura genialità, sperimentazione, ideazione. Quello che ho visto è stato un concerto che ti lascia lì, senza parole, incredulo ed ammaliato. Si dice che conoscere i propri “eroi” può lasciare delusi, ecco, per me non è stato affatto così.

ex csi stazioni lunari

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